Morsi in ribasso

La maggior parte degli attacchi di squali segnalati sono quelli che gli esperti considerano “non provocati”, nel senso che uno squalo sembra uscito dal nulla per attaccare una persona, secondo l’ International Shark Attack File (ISAF), che raccoglie dati sugli attacchi in tutto il mondo. Al contrario, un attacco “provocato” è la conseguenza di attività umane.L’ISAF presso il Museo di Storia naturale della Florida iniziò a raccogliere rapporti sugli attacchi di squali nel 1958. Il gruppo ha documentato 6.200 resoconti di incidenti di squali e umani. L’ISAF si concentra sul numero di attacchi non provocati, riportando che la tendenza generale è aumentata in tutto il mondo negli ultimi decenni. Il motivo principale sarebbe il turismo. La popolazione umana sta aumentando, mentre sempre più persone visitano le spiagge e si dedicano alle attività acquatiche. Nel 2018, gli Stati Uniti hanno guidato il mondo con il maggior numero di attacchi di squali, secondo l’ISAF. All’interno degli Stati Uniti continentali, nell’Oceano Atlantico si sono verificati più incidenti: solo quattro attacchi sono stati segnalati nel Pacifico (tre dalle Hawaii) rispetto ai 27 nell’Atlantico.

Nel Pacifico, le più grandi specie di squali – bianchi, tigri e squali toro – sono stati implicate negli incidenti segnalati. Nelle Hawaii, gli attacchi degli squali tigre sono i più comuni, mentre in California, gli squali bianchi hanno più probabilità di essere coinvolti. Globalmente, queste specie sono coinvolte nella maggior parte degli attacchi fatali, contribuendo alla loro reputazione negativa. Queste specie tendono ad essere territoriali e se attaccano le persone, potrebbero inviare un avvertimento: uscire dal mio spazio.

Le specie di piccoli squali contribuiscono con più attacchi al conteggio dell’Atlantico. Le correnti nell’Oceano Atlantico , come la Corrente del Golfo , possono spingere l’acqua più calda più vicina alla riva, con i pesci da esca. Questi pesci esca attirano gli squali, come i pinna nera, più vicini alla riva. Hanno morso 28 persone dagli anni ’50 (la maggior parte in Florida), sebbene tutti tranne uno abbiano avuto morsi minori e non fatali. La maggior parte delle vittime di attacchi sono bagnanti o surfisti. Ciò spiega anche perché più episodi tendono a verificarsi nei mesi caldi, perché è quando più persone perseguono tali attività.

Palau, al limite del Pacifico

Palau, in Micronesia, costituisce grossomodo il limite occidentale delle isole Caroline, un arcipelago di 250 isole, che si allunga da nord a sud con frammenti di barriere emergenti, isolotti e scogli, porzioni sopra l’acqua di una dorsale oceanica. La parte ad oriente è orlata e protetta da una enorme laguna dove spesso è difficile arrivare, motivo per cui una vacanza subacquea a Palau è perfetta per una crociera per due motivi perché si riesce a raggiungere i punti di immersioni remoti e irraggiungibili o fare immersioni da soli prima dell’arrivo delle imbarcazioni giornaliere.

La vita sottomarina a Palau. Grazie alla vastità di questo arcipelago così isolato, posto tra le Filippine ad oriente, la Papua a sud e le Caroline e Marianne a occidente, l’ habitat è rimasto immacolato con barriere e i fondali coperti da rigogliose colonie di coralli, con grandi banchi di pesci colorati che vivono indisturbati nelle giungle di gorgonie ed enormi spugne. Tra le specie di taglia maggiore ci sono le tartarughe verdi, le tartarughe embricate, alcune specie di squali (grigi, pinna bianca, leopardo).

I siti di immersione a Palau. Sono decine i siti che meritano un’immersione, ciascuno con fondali diversi, dalle pareti a caduta verticale – i famosi drop-off come il Blue Corner – ai Blue Holes – enormi caverne sottomarine fittamente abitate -. Il primo è sicuramente uno dei più noti e apprezzati, un fondale verticale che casca nell’oceano e dove si riuniscono, sospinti dalla corrente, i pelagici che vengono a cacciare. Il sito è popolato da molte specie, che spesso non si incontrano altrove, come i tonni che sfrecciano in cerca di cibo. In una miriade di pesci quest’angolo remoto di oceano può offrire quello che mai si è potuto osservare in decine di immersioni.

Poco lontano da Blue Corner, quasi nei pressi della piccola isola di Peleliu, troviamo il Big Drop Off, sessanta centimetri iniziali con bassa marea che sprofonda ad oltre mille, un muro di corallo coperto di gorgonie e migliaia di piccoli pesci che vi hanno stabilito la residenza. Un po’ tutto il territorio sottomarino che circonda Peleliu, estremità meridionale dell’arcipelago, ha fondali verticali e questi luoghi sono noti per l’ abbondanza della vita pelagica.Il canale di Ulong e il relitto Iro Maru a Palau.

Altra curiosità marina che attrae molti subacquei è la sosta al Siaes Tunnel, nei pressi del canale di Ulong. Si inizia su una parete a strapiombo, poi si trova un’apertura enorme ad una ventina di metri di profondità, che conduce ad una camera dalle proporzioni gigantesche che ha un soffitto alto oltre i venti metri. Non solo è eccitante l’habitat interno, ma quello che si può osservare da una grande apertura che si affaccia sull’oceano aperto. Il canale di Ulong è una sorta di taglio nel corallo, lungo mezzo miglio e largo una trentina di metri dove una leggera corrente spinge i sub facendoli sorvolare coralli molli, gorgonie e mille altre specie.

Piccoli e rumorosi

Due vermi che combattono – foto Ryutaro

I Leocratides kimuraorum – semplici vermi – sono stati scoperti per la prima volta nel 2017. Passano la vita nelle fessure delle spugne esattellellidi, chiamate spugne di vetro. Quando i ricercatori li hanno portati al laboratorio che hanno notato quanto fossero rumorosi. Quando  combattono, si contorcono l’uno verso l’altro, contraendo i corpi lanciandosi a testa bassa verso l’avversario emettendo un forte scoppiettio come un tappo di champagne. Il rumore è stato rilevato da microfoni subacquei. E’ la prima registrazione di un organismo dal corpo morbido (o di qualsiasi altro mollusco) che produce un forte rumore sott’acqua. I ricercatori pensano che il suono dello schiocco possa essere dovuto a movimenti rapidi nell’attacco ma potrebbe anche essere un richiamo ad altri individui della stessa specie per far loro sapere che sono sotto attacco (science).

Filippine, Dumaguete Coast

Courtesy: Dive Bongo

A soli trenta minuti di auto dall’aeroporto locale, su un lungo tratto di spiaggia, si trova il lussureggiante Atlantis Dive Resort – Dumaguete  capoluogo della provincia del Negros Orientale, nella regione del Visayas Centrale. Il Resort, circondato da un giardino tropicale con piante rare è solo il punto di sosta e partenza per rinomati siti di immersione come  Apo Island, Siquijor nell’affascinante Mare di Sulu. Dumaguete, la capitale, il principale porto marittimo è la più grande città della provincia, in realtà una parte del comune di Dauin,è l’epicentro della scena subacquea di Dumaguete. La costa del Dauin, dove per l’appunto risiede l’Atlantis, ha di fronte l’isola di Siquijor e un po’ a sud la famosa Apo Island. Luoghi deputati alle immersioni per i loro stupendi fondali subacquei. Sono siti adatti a tutti i tipi di capacità ed esperienza, dai principianti ai livelli più tecnici ciascuno con una particolari che non si farà dimenticare presto. Diciotto i siti lungo la costa del Dauin, altri dieci ad Apo Island, quattro a Siquijor. Abbastanza da sfogarsi con fondali molto molto variegati ricchi di animali esotici di forme e colori diversi.


Tra coloro che van sott’acqua c’è chi preferisce prendersela comoda e chi al contrario desidera immergersi più volte durante la giornata azzerando i limiti. Questo significa in altre parole vivere il mare a tutte le ore, dal mattino presto al tramonto e, perché no, nelle prime ore di buio. Momenti in cui la vita marina assume forme diverse, così ci sembra. Animali e piante si comportano diversamente, un po’ come sulla terraferma, seguono l’andamento della giornata, del sole, delle maree e a noi visitatori casuali pare che cambino forma, comportamento. In fin dei conti poco ci importa, quel che più interessa è che possiamo vedere la Natura in diverse occasioni talvolta irripetibili. Fatto il preambolo … [segue]

Polluce 2a edizione

Un piroscafo genovese della Compagnia Rubattino naufraga a seguito di un assurdo incidente. La sua storia scompare, rimane solo negli archivi dei cercatori di tesori che imbrogliando le carte, camuffandosi da coloro che non sono, sfasciano i resti del relitto, ancora integro, e si portano via il bottino. Ma commettono errori e saranno scoperti. Il ritrovamento della campana a Parigi confermerà che il relitto è della nave genovese e permetterà di poter attuare una campagna di scavo archeologica per il recupero di quanto rimasto. Seconda edizione dal titolo Polluce Naufragio Furto Scavo  in cui vi sono i dettagli del furto perpetrato con la documentazione di quanto accadde e la cronaca dello scavo autorizzato.

Relitti in Albania

Un progetto congiunto di archeologia subacquea albanese-americana ha fruttato un ritrovamento di anfore che hanno almeno 2.500 anni nel Mar Ionio al largo delle coste albanesi, origine ad un antico naufragio. La nave da ricerca Hercules della RPM Nautical Foundation ha annunciato di aver trovato 22 anfore per vino o olio tra i  40 e 60 metri metri sparse sul fondo marino vicino alla penisola di Karaburun. Anfore del tipo corinzio risalenti a tra il VII°e il V°sec.  Se si trovano i resti di un relitto questa scoperta sarà considerata il primo della costa albanese. Le autorità albanesi stanno pianificando un nuovo progetto tempo con RPM e l’Istituto no profit di Archeologia Nautica, con sede in Texas, per esplorare le possibilità di scavare naufragi, un processo economicamente costoso e scientificamente delicato. La ricerca in Albania ha finora portato alla luce 28 siti di relitti, oltre a numerosi tumuli di anfore e altri reperti provenienti dal Sarande e da Butrint.  Se questo naufragio fosse confermato potrebbe essere associato alla fondazione di due grandi città della costa albanese, Dyrrachium (moderna Durres) e Apolonia, entrambe le porte di Via Egnatia, l’antica strada per il commercio orientale”, ha detto Tare. Durante la ricerca sono stati scoperti anche un buon numero di naufragi della prima guerra mondiale e della seconda guerra mondiale che fanno luce su un capitolo sconosciuto della Storia albanese. L’Albania sta cercando di proteggere e capitalizzare il suo ricco patrimonio subacqueo, malgrado gli scarsi finanziamenti per la sua conservazione messi a disposizione dal governo.