Un ROV tradizionale è un oggetto quadrato con un paio di arnesi che spuntano, simili a braccia, che raccolgono. I cosiddetti manipolatori non sono delicati, sono difficili da usare vanno bene per un lavoro sulle piattaforme. OceanOne, al contrario, è stato progettato come un essere umano, perché viene guidato, per ora, da esseri umani. Tocca, tasta, prende è sensibile in quello che fa così che possa essere usato anche da chi non ha molta esperienza in guida robotica. Per molto tempo l’umanoide robot è rimasto un segreto militare, poi di recente prima immersione sul relitto francese de La Lune affondato nel 1664 in cento metri di profondità. La missione era proprio di capire quanto delicato fosse OceanOne nel raccogliere i frammenti di ceramica sul fondo. E’ una macchina estremamente complessa, il futuro della ricerca sottomarina anche a grande profondità. L’umanoide, che possiede, come si può capire, decine di sensori che fanno muovere braccia, dita, polso, vista, navigazione e annessi circuiti, ha tutto ciò a bagno d’olio, incomprimibile e non allagabile. Profondità massima d’uso duemila metri. Per adesso. Nuota e si sposta grazie alla spinta di alcune piccole eliche, rimanda in superficie immagini e filmati, ha un sistema di auto navigazione e tanti altri sistemi particolari. E’ stato concettualizzato presso la King Abdullah University of Science and Technology, Saudi Arabia, poi il progetto è stato portato a termine assieme alla Standford University americana. Ma ci sono di mezzo anche i francesi. Come si può capire è un progetto che interessa molti proprio per le sue peculiarità. (Foto Frederic Osada e Teddy Seguin-DRASSM)