La Prinz Eugen fu commissionata dalla Marina tedesca nel 1940. Prende il nome dal generale austriaco del XVIII° secolo Eugenio di Savoia, incrociatore pesante aveva un equipaggio di 1.382 uomini. La nave faceva parte di una flotta che era schierata nel tentativo di bloccare il trasporto dall’Inghilterra alle forze alleate. La nave si trasferì in Francia per riparare alcuni problemi di motore poi ha raggiunto Norvegia, dove il sottomarino britannico Trident l’ha silurata. Dopo le riparazioni in Germania è stata utilizzata nel Baltico per la formazione allievi ufficiali.
Alla fine della seconda guerra mondiale, la Prinz Eugen fu ceduta alla British Royal Navy e trasferita successivamente alla Marina degli Stati Uniti come premio di guerra.
La Prinz Eugen venne assegnata all’operazione Crossroads (test nucleari), e fu trasferisce all’Atollo di Bikini nelle Isole Marshall nel 1946. L’operazione Crossroads vedeva 95 navi bersaglio allineate nella laguna di Bikini per tre test di armi nucleari al fine di studiare l’effetto di armi nucleari in particolare sulle navi da guerra. Solo due dei test di verifica furono effettuati: Able e Baker; la terza prova, Charlie, fu annullata.
La Prinz Eugen sopravvisse ai due test. Able e Baker erano armi nucleari al plutonio dello stesso tipo che è stata sganciata su Nagasaki. Alla fine del test nove navi erano ancora efficienti.
La Prinz Eugen è stata rimorchiata a Kwajalein, più di 400 miglia di distanza, con la speranza di demolirla e studiare ulteriormente l’impatto della radiazione. Purtroppo, c’era una perdita nello scafo e la radioattività ha impedito a chiunque di riparazione scafo. Affondò nel dicembre del 1946 in acque poco profonde nei pressi dell’isola di Enubuj (nota anche come Carlson).
Essendo affondata nei pressi della barriera corallina ha la prua nell’acqua profonda e la poppa con le le eliche sporgenti dall’acqua. Dei motori il terzo fu recuperato ed attualmente si trova presso il Museo navale di Laboe in Germania. Il ponte superiore si torva ad una dozzina di metri di profondità, mentre la prua è insabbiata ad oltre 30 metri. La grandezza di questa nave si ha già affiancandosi alle eliche maggiori di diametro di un uomo. All’altezza del ponte, che è rovesciato, c’è una modesta area sabbiosa dove si può spaziare dove vivono squali pinna bianca e razze. Proseguendo verso prua la carcassa del relitto ha numerose aperture, finestre da cui si possono vedere le possenti sovrastrutture della nave che per il grande peso è per gran parte piegata su se stessa. Parte delle torrette con cannoni si trova sepolta sotto la sabbia. Si intravedono tubi lanciasiluri caduti dalle aperture e tanto altro materiale ferrose difficile da distinguere. Sepolta nell’acqua dal 1946 è divenuta una sorta di prolungamento della barriera corallina su cui sono cresciute incrostazioni di ogni genere dove nuotano in continuazioni pesci di ogni genere. Alcune parti interne della relitto possono essere visitate ma è necessaria molta prudenza sia per la possibilità di cedimenti improvvisi (va ricordato che il relitto è in posizione rovesciata) sia per la possibilità di perdere la strada del ritorno.
E’ un relitto famoso e curioso ma molto lontano da noi ed estremamente difficile da raggiungere e rimarrà un sogno per molti di noi.